Arrivare a Gaza City è come arrivare in una città fantasma: distruzione ovunque, tutto spianato, non c’è un solo edificio rimasto in piedi. Ci sono vaste aree dove non c’è più nessuno, a parte qualche abitante che cerca di recuperare ciò che resta delle case distrutte.
La notte del 28 novembre, intorno all’una, c’è stato un bombardamento a 70 metri dalla nostra clinica. Le schegge hanno colpito l’edificio, fortunatamente senza ferire nessuno.
Intorno alla clinica di MSF ci sono circa 25.000 sfollati e l’attività medica è raddoppiata dal loro arrivo a ottobre, dopo l’offensiva distruttiva delle forze israeliane a nord di Gaza.
I combattimenti infuriano e la situazione è apocalittica. Pensavamo che il peggio fosse alle spalle, ma credo debba ancora arrivare.
Oggi ci troviamo di fronte a diversi problemi importanti, il primo dei quali è la consegna degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Tutte le attrezzature mediche, i medicinali, il cibo trasportati dai camion vengono sistematicamente controllati dalle autorità israeliane.
Questo sistema deliberatamente complesso di ostacoli fisici e burocratici è progettato da Israele per ostacolare il flusso di aiuti a Gaza.
Dieci giorni fa siamo stati costretti a dimezzare la distribuzione di acqua potabile perché non c’era abbastanza carburante per i camion. MSF è attualmente tra i maggiori fornitori umanitari di acqua a Gaza, ma i bisogni sono enormi e non possiamo soddisfarli tutti.
Lavoriamo anche nel sud di Gaza, dove si concentrano oltre 1,7 milioni di persone. Persone ammassate l’una sull’altra sotto la pioggia, nel fango, con la fame nello stomaco e le bombe che cadono su di loro. È una catastrofe.
L’inverno è arrivato rapidamente e i rifugi non sono pronti dopo un anno di esposizione al sole, al vento e alla pioggia. Alcune aree sono state completamente allagate e anche le tende in riva al mare sono state parzialmente sommerse.
L’ostruzione delle autorità israeliane alla consegna degli aiuti umanitari e dei camion commerciali sta causando carenze, soprattutto di cibo. I mercati cominciano a svuotarsi, le panetterie chiudono e i prezzi aumentano. Una piccola pagnotta di pane che qualche settimana fa costava pochi centesimi ora costa 5 shekel, cioè poco più di un euro. In questo contesto, la malnutrizione è davvero una preoccupazione crescente.
L’intera situazione sta creando tensioni molto forti all’interno delle comunità e delle famiglie, che a volte sono sfociate nella violenza. La popolazione è in tensione.
I nostri team stanno cercando di soddisfare le esigenze mediche, in particolare all’Ospedale Nasser di Khan Younis, che è sempre pieno. Abbiamo anche l’ospedale da campo che MSF ha allestito a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, dove i team offrono cure pediatriche, assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva per le donne in gravidanza, fisioterapia e consultazioni mediche generali.
Ci prepariamo per aumentare il numero di letti, in vista dell’aumento del numero di bambini malati a causa del freddo e delle condizioni di vita. Gaza oggi significa freddo, fame e bombe.
Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco a tutti i costi, di un afflusso massiccio e illimitato di aiuti per porre fine alle sofferenze di migliaia di persone, la maggior parte delle quali sono donne e bambini che rappresentano anche la maggior parte dei morti in questa guerra.