Mi trovo con Medici Senza Frontiere al sud di Gaza dove dopo diverse difficoltà siamo riusciti ad avviare un programma nutrizionale.
Qualche giorno fa, fuori la clinica e mentre parlavo con il mio collega palestinese Sohaib, la mia attenzione è stata catturata da un bimbetto in braccio a sua mamma.
La reazione è stata immediata. “Sohaib, quel bambino va visitato, è malnutrito e non è messo molto bene”. Ho accompagnato la mamma nella stanza per le visite.
Il cibo terapeutico, il plumpynut, si dà a partire dai 6 mesi di vita, ma il bimbetto ne ha 4 e pesa 3 chili e mezzo. 3 chili e mezzo! Quando i bimbini sotto i 6 mesi sono malnutriti si cura la mamma.
Ho sdraiato il bambino, mi sono lavato le mani, e gli ho dato il mignolo per vedere se succhiava. Succhiava, eccome! Strillava come un aquilotto perché aveva fame! Ho spiegato alla mamma che doveva allattare e l’ho affidata all’ostetrica. Sono tornato dopo 20 minuti, il bimbo era calmo, l’ho visitato e stava benissimo. Ma ha bisogno di essere allattato più spesso. La mamma l’ha rivestito, tenendo il pannolino sporchissimo perché è l’unico che ha.
Le ho spiegato che il suo bimbo deve essere allattato di più, mi ha detto che lo farà ma durante il giorno deve andare a cercare il cibo per gli altri figli. Un’impresa a Gaza, dove manca tutto e la situazione è umanamenmte insopportabile.
Mi sono fermato un po’ con loro, per far capire alla mamma che la aiuteremo, mentre con un dito facevo le carezzine sulla fronte del bimbo, proprio in mezzo ai suoi due occhietti. Mohammed li chiudeva appena, godendosi il pancino pieno e un po’ di coccole.
Il pannolone sporco che cambia una volta alla settimana. La mamma che cerca il cibo per i suoi figli. Mohammed che strilla perché ha fame, ma che ora chiude un po’ gli occhi.
Fuori hanno inziato a bombardare e si sentono le mitragliatrici molto vicine
Questa è la guerra. Questo mi fa sembrare di essere costantemente sull’orlo di una crisi di pianto. Ma ora è solo tempo di fare, bene e in fretta.