Credo di conoscere Medici Senza Frontiere da sempre. Da quando, bambina di 9 anni, in un tema scrissi: “da grande voglio fare il dottore”.
Poi, da adolescente, quale altro sogno poteva esistere se non quello di andare a lavorare in Africa con Medici Senza Frontiere? Mi iscrivo alla Facoltà di Medicina e il sogno sembra essere più vicino. Così chiedo informazioni per partire – Sì, certo, puoi inviare il curriculum una volta che ti sarai laureata e, mi raccomando, è indispensabile saper bene l’inglese o il francese! – è la risposta di MSF.
Arriva la laurea e la scelta di diventare oncologa, la vincita del primo concorso pubblico e la vita inizia a srotolarsi di fronte a me, anno dopo anno.
Nelle mie ferie viaggio in giro per il mondo, per conoscere altre culture e per ricercare quei tratti comuni di Umanità in persone che sembrano apparentemente tanto diverse fra loro, ma che in fondo vivono gli stessi sentimenti, le stesse paure e gli stessi bisogni.
E Medici Senza Frontiere resta così, come un amore di gioventù, sta lì, in un angolino dei miei ricordi, un sogno irrealizzabile, perché mai lavorerò come operatore umanitario in questa stupenda organizzazione. E allora, un giorno penso: “Beh, aiutali come puoi!”. Comincio a fare le prime donazioni a Medici Senza Frontiere, di tanto in tanto, come capita.
Poi, voglio entrare un po’ più dentro questa enorme famiglia e inizio a donare regolarmente perché mi rendo conto che per loro è meglio un’entrata fissa piuttosto che versamenti singoli, fatti sull’onda dell’emotività per un terremoto o un’emergenza umanitaria. Il mondo, purtroppo, è pieno ogni giorno di “emergenze” a cui non si può rimanere indifferenti, se non a costo di perdere la propria dignità.
Gli anni passano e arrivati “nel mezzo del cammin di nostra vita” si comincia a capire che non si è eterni e pur se ancora proiettati in sogni e speranze, si inizia a pensare all’inevitabile vecchiaia, alla morte, al futuro del mondo senza di noi. Così arriva la decisione di fare testamento. E’ il modo per tutelare la persona che più amo, il mio adorato compagno, che in base alla vigente legge italiana, non sarebbe mai automaticamente mio erede. Naturalmente, non ho ancora alcuna intenzione di renderlo mio erede a breve!!!
Mentre penso alla stesura del testamento, nasce spontanea, senza alcuna riflessione o ragionamento, la decisione di inserire in quel pezzo di carta scritto a mano anche il nome di Medici Senza Frontiere come ultimo tributo al mio dolce sogno giovanile. E’ la storia del mio amore per Medici Senza Frontiere.