Ecco la storia di una vita. Ecco la storia di Ippolito.
Ricordo di averlo visto per la prima volta, mentre si aggirava per il nostro ufficio, ormai più di 10 anni fa. Un uomo alto, imponente, occhi azzurri come il cielo e capelli e barba bianchissimi, gioviale e sorridente con il suo giornale in tasca. Curioso di sapere di più di MSF, di comprendere come “dare una mano” ora che era in pensione.
Nel nostro primo incontro mi parla di sé, della sua vita in perenne movimento fin da ragazzo, durante la guerra nel Pacifico; “di una gioventù vissuta tra guerra e migrazioni”; del suo ritrovarsi, nel ’42, in un “campo di concentramento giapponese” insieme a tutta la famiglia, di come fossero sopravvissuti tutti e di quanto il ricordo delle privazioni e delle sofferenze non si fosse completamente dissolto dentro di lui.
Si sente fortunato per la vita che ha vissuto, per averci incontrato e desidera fare qualcosa per “quelli che voi raggiungete ogni volta che si verifica un’emergenza”. Già ci sostiene ma non gli basta. Un giorno mi dice di aver deciso, insieme con l’amata moglie, di lasciare una parte di ciò che possiedono in dono a MSF, per garantire così un futuro delle persone che curiamo, “per continuare la storia insieme”. Non solo, realizza anche un video per testimoniare l’importanza del testamento per MSF.
Grazie Ippolito, sei davvero riuscito a fare tutto quello che volevi per MSF.
Pochi mesi fa Ippolito è venuto a mancare e tutti noi sentiamo molto la sua mancanza.
Oggi, sono qui seduta in un caffè di Roma insieme a Gaita, la figlia di Ippolito, che ho conosciuto proprio al suo funerale. Condivido con lei i ricordi delle tante chiacchierate fatte con suo padre.
Gaita mi ascolta, affascinata e forse un po’ sorpresa di sentire la mia testimonianza su di lui, perché ognuno di noi pensa di conoscere tutto dei propri genitori ma qualche volta accade che ci facciamo sorprendere dall’immagine che gli altri dipingono di loro.
Gaita non nasconde la sua emozione e chiede di sapere di più su MSF, lei che ha voluto fortemente rispettare le volontà del padre, perché dice “fin da piccola ho seguito papà in giro per il mondo e ora, che non c’è più, sono contenta di continuare il suo viaggio nella storia… insieme a Medici Senza Frontiere.”
Ecco, questa è la storia di Ippolito. Ma anche la storia della sua famiglia e la storia di MSF che continua grazie a tutti coloro che scelgono di sostenerci con un lascito.
Noi continueremo a fare ciò che sappiamo fare, anche grazie alle persone come Ippolito, perché “la nostra azione umanitaria si realizza quando singoli esseri umani – noi insieme a voi – raggiungono altri esseri umani che si trovano nelle circostanze più difficili: una benda alla volta, una sutura alla volta, una vaccinazione alla volta…perché l’azione umanitaria non ha frontiere”.