Ilaria Rasulo

Ilaria Rasulo

Logista MSF

Le molteplici facce della ferita

Ilaria Rasulo

Ilaria Rasulo

Logista MSF
Le molteplici facce della ferita

Il primo pensiero ricade sempre nella definizione “lacerazione della pelle o dei tessuti prodotta da un’arma, da un corpo contundente o da un urto, una caduta”.

Prima ancora di lavorare per Medici Senza Frontiere, la ferita era per me esattamente come la definizione. Non c’erano altre definizioni o pensieri.

Ma quando passi da una missione all’altra, da un paese all’altro, da un campo di rifugiati ad un disastro naturale, o alla guerra, tutto cambia e capisci che la ferita ha tante facce.

Lacerazioni invisibili che si percepiscono dallo sguardo di un bambino che ha perso il sorriso, dagli occhi spenti di una madre o dalla rabbia di un uomo.

Le ferite lasciano il segno e ancora di più quelle che non si vedono e che non si possono curare. Proprio per queste il nostro lavoro come operatori umanitari diventa ancora più importante.

Non riusciremo mai a guarire tutte le ferite ma almeno proviamo a dare un sostegno. Tante volte sono le piccole cose, i piccoli gesti che portano per brevi momenti a far sì che le ferite spariscano.

Quando una mamma ti ringrazia per aver salvato il suo bambino, quando un uomo ti ringrazia per avergli dato un lavoro, quando un bambino ti sorride perché gli hai dato da mangiare… Non ci sono parole per esprimere la soddisfazione di aver fatto qualcosa. Piccola che sia la ferita, essa non sparirà ma almeno sarà meno dolorosa.