Maurizio Debanne

Maurizio Debanne

Comunicazione MSF

Medici tra le macerie di Hostomel

Maurizio Debanne

Maurizio Debanne

Comunicazione MSF
Medici tra le macerie di Hostomel

L’appuntamento è per la mattina presto. In una Kyiv (Kiev) quasi deserta. Il chiosco che vende caffè è ancora chiuso, le serrande si alzeranno solo quando sarà arrivato il momento di partire. Destinazione: Hostomel, città a circa 30 chilometri a nord-ovest di Kyiv.

Lungo il tragitto ponti crollati, case sventrate, posti di blocco, trincee scavate lungo i bordi della strada come nelle scene di un film. Ma qui di finzione c’è ben poco: la devastazione è reale. 

La macchina si ferma davanti a un palazzo crivellato dai colpi al cui piano terra si trova un clinica. Nel parcheggio di fronte c’è un carro armato distrutto. Qualche settimana fa in questo isolato si combatteva casa per casa.  

Olena, un medico 

La situazione è subito diventata terribile. C’erano diversi feriti. Persone con ferite da schegge, contusioni” racconta la dott.ssa Olena Yuzvak che coordina le attività mediche della clinica. “La gente aveva paura. Semplicemente non sapevano cosa stesse succedendo e di certo non erano pronti a tutto questo”. 

La dott.ssa Yuzvak è l’unico medico a non aver mai smesso di lavorare a Hostomel. Avrebbe innumerevoli motivi per abbattersi, o quantomeno ragioni per riposare, ma lo slancio verso i suoi pazienti continua ad animarla incredibilmente.

Dottoressa Olena Yuzvak
La dottoressa Olena Yuzvak

Durante l’occupazione, quando i soldati hanno preso possesso della clinica, curavo i pazienti a casa mia e i vicini portavano le medicine. Siamo andati avanti con quello che avevamo”.  

Con la fine dei combattimenti, un team di MSF ha iniziato a lavorare con la dr.ssa Yuzvak e altri medici per riavviare le attività sanitarie a Hostomel.

“La prima settimana abbiamo fatto visite a domicilio. La gente era molto felice di vederci; non potevano credere di essere relativamente al sicuro e che qualcuno potesse fornire loro cure mediche. Ora sempre più medici stanno tornando” racconta Kateryna Kycha, membro del team di MSF. 

A Hostomel le persone soffrono principalmente di malattie croniche, ipertensione, asma, a volte polmonite causata dall’aver vissuto per troppo tempo all’interno di rifugi o scantinati. 

Quattro razzi sono esplosi vicino a casa mia” è il racconto di Angela, una donna anziana di Hostomel, di una mattina di marzo in cui un attacco durato circa 20 minuti è costato una brutta ferita da scheggia a suo marito. “Sono andata di corsa nel seminterrato ma lui era lontano e non ha avuto il tempo. Ha perso molto sangue. Per fortuna dopo l’attacco è riuscito a raggiungermi e sono riuscito a medicarlo con disinfettante e bende che avevo preparato nel rifugio”. 

Rimarginare le ferite psicologiche

Il team di MSF comprende anche una psicologa, Yulia Korzh, che vede più di dieci pazienti al giorno. “Le persone qui sono forti ma hanno bisogno di parlare, raccontare ciò che hanno vissuto. Poco a poco capisci se ci sono problemi psicologici che devono essere affrontati”. 

Korzh mi racconta la storia di un uomo che ha dovuto subire l’amputazione delle dita. “Non sapeva più come continuare a vivere a causa di questa menomazione che rendeva impossibile il suo lavoro di programmatore. Stiamo cercando una via d’uscita per trovare un lavoro, un’alternativa adatta. Dovrà vivere senza dita e adattarsi a questa realtà”. 

Ritorno alla normalità (in guerra)

Ora non sono più sola” dice con sollievo la dr.ssa Yuzvak. “Con me c’è un team di medici e volontari”. Con lei, oltre allo staff di MSF, c’è Alina, un pediatra in pensione con oltre 50 anni di servizio.

Mantiene ordinata la farmacia dove arrivano diverse donazioni di farmaci. Legge le etichette con cura, perché i farmaci arrivano da diverse parti del mondo e non sempre è immediato capire il principio attivo.  

Intanto, fuori dalla clinica, alcune persone puliscono le strade dalle macerie, mentre vengono ripristinati servizi cruciali come gas, acqua ed elettricità. La città sta tornando alla normalità, ma la guerra in Ucraina non è ancora finita.