Stefano Di Carlo

Stefano Di Carlo

Direttore Generale MSF

Nuove prigioni per chi non ha commesso crimini

Stefano Di Carlo

Stefano Di Carlo

Direttore Generale MSF
Nuove prigioni per chi non ha commesso crimini

Sono “maschi, adulti, non vulnerabili” le persone che, da oggi, saranno trasferite nei due centri costruiti dal governo italiano in Albania. Partiti in cerca di protezione, finiranno in uno stato di trattenimento, in attesa che le loro richieste di asilo vengano esaminate con procedure accelerate.

Il patto con l’Albania costituisce un ulteriore tassello delle politiche di esternalizzazione e di deterrenza dei flussi migratori da parte dei paesi dell’Unione europea dopo gli accordi con Turchia, Libia e Tunisia. L’Italia è uno dei principali fautori di tali politiche.

In questi giorni, il governo italiano ha espresso la propria soddisfazione per le migliaia di persone migranti “dirette verso le coste europee intercettate in mare e riportate in sicurezza in Libia” e per le decine di migliaia a cui le autorità tunisine hanno impedito la partenza verso l’Europa: dati utilizzati senza pudore né senso del ridicolo per dimostrare il presunto successo nella riduzione delle morti in mare.

Sono più di 1.200 le persone morte o disperse lungo rotta del Mediterraneo centrale nei primi nove mesi del 2024.

Quanto alle operazioni di respingimento “in sicurezza” da parte della guardia costiera libica, basterebbe ascoltare le parole delle persone tratte in salvo dalla Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso in mare di Medici Senza Frontiere:

Al nostro rifiuto di fermarci, i libici hanno sparato al gommone. Ci hanno lanciato una corda, insultandoci. Abbiamo aiutato le donne a salire mentre il gommone affondava. Due fratelli, un maliano e un guineano, sono annegati e i loro corpi sono stati abbandonati. Sbarcati in Libia, ci hanno riportato in una delle loro prigioni”.

Il racconto di chi resta bloccato in Tunisia è altrettanto orribile. “La guardia nazionale ci ha portato al confine con la Libia. Eravamo più di mille persone, con molte donne e bambini. Abbiamo trascorso circa due settimane nel deserto, senza cibo né acqua: bevevamo l’acqua del mare. La guardia nazionale veniva ogni mattina a sparare lacrimogeni. Siamo fuggiti in Libia, ma i libici ci hanno respinto indietro: non potevamo scappare né da una parte né dall’altra”.

Con l’ossessione di tenere i migranti fuori dai confini nazionali, si è preso in affitto un pezzo di Albania, gestendolo con leggi e – molti – soldi italiani. Le conseguenze saranno gravi”.

Le modalità sommarie di screening, in una nave al largo di Lampedusa prima e nei centri in Albania poi, non consentiranno di identificare i casi vulnerabili (ad esempio per ragioni mediche), che secondo lo stesso patto dovrebbero essere sbarcate in Italia.

Anche l’accesso o meno alla procedura di asilo, la fondatezza o meno delle domande e dunque il loro accoglimento o il respingimento delle persone nei paesi di origine saranno decisi con procedure sommarie, senza la garanzia di accedere alle forme di tutela previste dalla legge, con gli avvocati dall’altra parte dell’Adriatico.

Il trattenimento, ipocritamente definito “leggero” dal governo italiano, avrà un impatto devastante sulla salute di rifugiati e migranti, come ampiamente documentato negli anni passati da MSF in relazione ai centri di detenzione in Italia e sulle isole della Grecia e di Nauru, prigioni a cielo aperto per persone che non hanno commesso crimini.

L’Ue e l’Italia sono responsabili, direttamente o indirettamente, delle vite perdute per l’assenza di un sistema dedicato di ricerca e soccorso in mare, sono responsabili delle sofferenze provocate nelle intercettazioni delle guardie costiere libica e tunisina e dei rastrellamenti e deportazioni in Libia e Tunisia.

Allo stesso modo saranno responsabili delle sofferenze, senza testimoni, all’interno dei container d’Albania. Umanità violata nei diritti fondamentali e leggi internazionali non rispettate: tutto per qualche tweet di propaganda inneggiante alla difesa dei patri confini.