In Myanmar ci sono davvero un grande spavento e una grande commozione dopo il terremoto che ha colpito il paese lo scorso 28 marzo.
La comunicazione al momento è molto difficile a causa dei blackout, che erano già frequenti per via del conflitto in corso e che adesso sono ulteriormente aggravati dalle interruzioni elettriche causate dal sisma. L’accesso ai soccorsi è estremamente complicato perché molte strade e ponti sono danneggiati o chiusi e l’entità esatta dei danni non è ancora chiara.
Sappiamo che i soccorritori stanno ancora estraendo corpi dalle macerie. Al momento abbiamo dati parziali che parlano di circa 1.000 morti e più di 2.000 feriti solo nella regione di Mandalay, cifre che purtroppo, sappiamo bene, sono destinate ad aumentare. La situazione più grave sembra concentrarsi nelle città di Mandalay e nella capitale Naypyidaw, anche se queste sono le zone da cui arrivano più notizie.
MSF ha ricevuto informazioni molto allarmanti anche dalle regioni di Sagaing e dagli Stati di Shan e Kayah, dove intere comunità hanno subito danni ingenti. Abbiamo ricevuto foto e testimonianze di scuole, monasteri, abitazioni, ma anche ospedali ed edifici governativi completamente distrutti, con centinaia di persone sfollate.
Terremoto in Myanmar: cosa fare adesso
L’emergenza immediata è rappresentata dalla necessità urgente di assistere le persone con ferite da trauma, fratture e lesioni da schiacciamento causate dal crollo degli edifici.
In questo senso, è fondamentale intervenire entro le prime 72 ore con cure chirurgiche e traumatologiche per salvare vite umane e limitare il rischio di ulteriori complicanze.
Oltre a questo, ci sono moltissime persone le cui case sono state distrutte e che stanno vivendo in strada, con un urgente bisogno di beni di prima necessità come coperte, acqua potabile e cibo. Nei prossimi giorni temiamo che la situazione sanitaria possa aggravarsi ulteriormente a causa della distruzione delle strutture mediche, della carenza di acqua potabile e delle condizioni igieniche precarie in molte città.
Potrebbero quindi verificarsi epidemie di malattie trasmesse dall’acqua, come diarrea o colera, ma anche di malaria e dengue. Inoltre, bisogna ricordare che molti pazienti con patologie croniche, come il diabete o l’ipertensione, avranno bisogno urgente di farmaci e cure regolari, che al momento non è chiaro se e da chi possano essere fornite.
La cosa che mi ha colpito di più è certamente la dimensione di questa tragedia e il fatto che la reale entità dei danni sia ancora sconosciuta.
Ci preoccupa moltissimo il fatto che da intere comunità nelle zone più isolate arrivino pochissime informazioni e che queste siano difficilmente raggiungibili a causa dei problemi di accesso legati al conflitto.
Su questo punto in particolare, è importante sottolineare che il Myanmar da anni sta attraversando una guerra brutale, che non si è fermata nemmeno nelle ore successive al disastro. Questo terremoto può quindi essere considerato a tutti gli effetti una tragedia nella tragedia.