Dopo anni di indagini, nella sola giornata di ieri, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani l’avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina insieme ad altre navi umanitarie, e dal GUP di Catania la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti.
Le decisioni della magistratura, arrivate a poche ore di distanza, allungano l’elenco dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa, ma che insieme alle ciniche politiche dell’Italia e dell’Europa hanno pericolosamente indebolito la capacità di soccorso nel Mediterraneo centrale, al drammatico costo di migliaia di vite umane.
Fin dall’inizio, abbiamo respinto ogni accusa e ribadito la piena legittimità della nostra azione, che abbiamo sempre svolto in modo trasparente, sotto il coordinamento delle autorità competenti e nel rispetto della legge, con l’unico obiettivo di salvare vite umane. Siamo certi che i procedimenti lo confermeranno, ma si apre un altro lungo periodo di fango e di sospetti sull’operato delle organizzazioni in mare, insieme all’ennesimo inaccettabile attacco al diritto al soccorso.
Come organizzazione medico-umanitaria impegnata da 50 anni in oltre 80 paesi, compresa l’Italia, il nostro auspicio è che si chiuda tempestivamente la triste pagina della criminalizzazione di chi aiuta, che le navi umanitarie vengano pienamente riaccreditate e che venga ripristinata al più presto dalle istituzioni la cruciale e ancora oggi indispensabile attività di soccorso in mare, che un tempo l’Italia rivendicava con orgoglio.
MSF è scesa in mare nel 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare nostrum e rispondere a un inaccettabile numero di morti nel Mediterraneo centrale. Da allora non ha mai smesso di chiedere vie legali e sicure per le persone in fuga verso l’Europa e un sistema di ricerca e soccorso concordato a livello europeo. Con sei diverse navi umanitarie, MSF ha contribuito a salvare oltre 81.000 vite in mare secondo il diritto marittimo e in coordinamento con la guardia costiera italiana e le altre autorità competenti. Nel frattempo, abbiamo continuato a fornire assistenza medica sulle navi, agli sbarchi o nelle aree Covid di ospedali, strutture per anziani, carceri e comunità vulnerabili, a supporto del sistema sanitario italiano su diversi fronti.